Perché le persone non riconoscono quello che fai per loro?

Un articolo di Massimo Bolla

Ti è mai capitato di dare tanto, che sia sul lavoro, in famiglia o nelle amicizie, e accorgerti che il tuo impegno viene ormai dato per scontato?

Questo accade perché spesso le dinamiche del dare e ricevere seguono un ciclo prevedibile che porta, alla fine, a una mancanza di riconoscimento. Esploriamo insieme questo processo e vediamo come puoi gestirlo in modo più consapevole.

 

Il Ciclo del Dare: un meccanismo comune

  1. La gratitudine iniziale Immagina di aiutare un collega a finire un progetto all’ultimo minuto. La prima volta, ti ringrazierà calorosamente, riconoscendo il tuo sforzo. Il tuo intervento viene percepito come un grande favore. In questa fase, c’è sincera gratitudine perché non c’è un’aspettativa preesistente.
  2. L’anticipazione La seconda volta che accade qualcosa di simile, il tuo collega inizierà ad aspettarsi che tu faccia lo stesso. Magari non te lo chiede direttamente, ma darà per scontato che sarai lì a sostenerlo ancora una volta. È l’inizio di una routine non dichiarata.
  3. L’aspettativa Supponiamo che il tuo aiuto continui: a questo punto, il tuo collega si aspetta che tu intervenga ogni volta. Se un nuovo progetto diventa urgente, sa già che potrà contare su di te. Non è più un “favore” da apprezzare, ma qualcosa di prevedibile, quasi scontato.
  4. Il senso di merito Alla quarta o quinta volta, il tuo gesto sarà ormai percepito come dovuto. Non solo si aspetta il tuo aiuto, ma inizia a credere che lo meriti. Il riconoscimento scompare e il tuo sforzo passa inosservato. Da qui nasce un potenziale squilibrio.
  5. Il risentimento Se un giorno ti senti esausto e decidi di non dare più il tuo contributo, quella stessa persona potrebbe reagire con risentimento. Potrebbe addirittura accusarti di non essere più disponibile come prima, dimenticando tutte le volte che hai offerto il tuo aiuto senza chiedere nulla in cambio.

Esempi pratici e consigli

Esempio in ambito lavorativo:

Stai costantemente restando in ufficio oltre l’orario per supportare il tuo team, perché vuoi aiutare a rispettare le scadenze. All’inizio, tutti apprezzano il tuo sacrificio. Ma se continui a farlo, settimana dopo settimana, arriverai al punto in cui nessuno si accorge più dei tuoi sforzi extra, perché viene dato per scontato che tu resterai sempre a disposizione. Un giorno, quando decidi di uscire in orario, i tuoi colleghi potrebbero addirittura risentirsi, pensando che “non sei più quello di una volta”.

Consiglio: Impara a stabilire dei limiti fin dall’inizio. Offrire aiuto va bene, ma deve essere chiaro che non è sempre garantito. Potresti dire: “Oggi posso rimanere, ma la prossima volta non sarà possibile perché ho altri impegni”. Questo aiuterà a evitare la formazione di aspettative irrealistiche.

Esempio in ambito personale:

Nelle relazioni familiari, capita spesso che una persona si prenda cura di tutto – dalla gestione della casa alla pianificazione delle attività. All’inizio, i familiari apprezzano lo sforzo, ma col tempo questi gesti diventano parte della routine quotidiana e non vengono più riconosciuti. Se un giorno decidi di prendere una pausa, gli altri potrebbero sentirsi persi e risentirsi del fatto che non stai più “facendo la tua parte”.

Consiglio: Comunica chiaramente i tuoi limiti. Se ti accorgi che le tue azioni stanno diventando un’abitudine per gli altri, chiedi un supporto condiviso: “Mi piacerebbe che anche voi partecipaste di più alla gestione delle faccende. Possiamo suddividerci i compiti?”

 

Come rompere il ciclo e creare un equilibrio

  1. Stabilisci confini chiari. Non devi dire “sì” ogni volta. È importante definire dove inizia e finisce il tuo contributo, per evitare di creare dipendenze che poi diventano frustranti per entrambe le parti.
  2. Valuta la reciprocità. Chiediti se il tuo gesto viene riconosciuto e se c’è uno scambio equilibrato. Non significa pretendere qualcosa in cambio ogni volta, ma assicurarsi che non ci sia uno squilibrio costante tra il dare e il ricevere.
  3. Impara a dire di no. Rifiutare non è egoismo. A volte, dire “no” significa proteggere te stesso e i tuoi confini emotivi, evitando di esaurirti.
  4. Esprimi i tuoi bisogni. Se senti che il tuo contributo non è più apprezzato, è giusto parlarne. Puoi dire, ad esempio: “Mi fa piacere aiutare, ma ho notato che ultimamente il mio contributo non viene più riconosciuto. Potremmo parlarne?”
  5. Riconosci il valore del tuo tempo. Non sentirti obbligato a fare tutto per tutti. Il tuo tempo è prezioso, e investirlo saggiamente ti aiuterà a mantenere relazioni più sane e bilanciate.

Conclusione

Offrire aiuto e supporto è un gesto nobile, ma è altrettanto importante sapere quando fermarsi. Le persone non sempre comprendono i propri limiti nel ricevere, quindi sta a te gestire la situazione con consapevolezza.

Imposta delle aspettative realistiche, comunicale chiaramente, e non aver paura di ridefinire i confini quando necessario. Solo così potrai evitare di cadere nella trappola del “dare per scontato” e mantenere relazioni sane e appaganti.

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