“Lo vediamo dopo le feste”: l’arte tutta italiana del rinvio professionale

Un articolo di Massimo Bolla

Ah, “Lo vediamo dopo le feste.”

Quante volte i commercialisti se lo sentono dire (o magari lo dicono)?

È il mantra nazionale del rinvio, la risposta perfetta per procrastinare qualsiasi cosa con un pizzico di ottimismo e un tocco di leggerezza.

Non importa se si tratta di un bilancio da chiudere, un piano fiscale da rivedere o un semplice pagamento arretrato: c’è sempre una festività pronta a offrirci la scusa perfetta per rimandare.

 

Natale, Pasqua e Ferragosto: le nostre colonne d’appoggio

Il calendario italiano è un tripudio di opportunità per “vederla dopo”. Il Natale? Serve tempo per lo shopping e i cenoni. Pasqua? Una scusa perfetta per il classico ponte lungo. Ferragosto? Beh, lì è proprio vietato parlare di lavoro, siamo tutti al mare, no?

Ma non finisce qui. Abbiamo la Befana per chiudere le vacanze natalizie, il Carnevale per mascherare i problemi (letteralmente), la Festa della Repubblica per ribadire che siamo troppo occupati a riflettere sui valori democratici per occuparci delle tasse.

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E dopo le feste? Ci sono altre feste!

Se pensate che una volta finite le festività tutto torni alla normalità, vi sbagliate di grosso. Perché “dopo le feste” non significa davvero dopo.

Significa “fino alla prossima scusa valida”.

Dopo Natale c’è Capodanno, dopo Capodanno c’è l’Epifania, e così via, in un ciclo infinito che ci porta dritti al prossimo Ferragosto senza mai affrontare quel bilancio sospeso da mesi.

 

Alibi o mancanza di serietà?

Ora, parliamoci chiaro: è davvero un problema di serietà? Forse sì, forse no. Rinviare non è solo un tratto culturale, ma un modo tutto italiano di gestire la pressione. È un “modus vivendi”: evitare il problema oggi, con la speranza (o l’illusione) che domani sarà più semplice risolverlo.

Ma attenzione: il rinvio seriale ha il suo prezzo. Prima o poi, tutto ciò che abbiamo accantonato ci piomba addosso come un treno in corsa.

E quando succede, il risultato è sempre lo stesso: corse dell’ultimo minuto, caos, e quella frase che ci accompagna fino all’ultima scadenza fiscale: “Non ci si capisce più niente!”.

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Un consiglio per professionisti e i loro clienti

Cari clienti, diciamocelo: non esiste un momento giusto. Le cose vanno fatte e basta. Non aspettate che le stelle si allineino tra Natale e la prossima Pasquetta. Se c’è una lezione che il calendario fiscale ci insegna, è questa: le scadenze non perdonano, neanche con il pandoro in mano o una colomba nel forno.

E a voi commercialisti: pazienza e ironia. Perché se c’è una cosa che il vostro lavoro vi ha insegnato, è che “Lo vediamo dopo le feste” è solo un modo creativo di dire “non sono pronto”. Sta a voi essere pronti per loro, sempre, anche quando sognano di rimandare fino al prossimo Carnevale.

Quindi, forza e coraggio: se qualcuno vi dice “Lo vediamo dopo le feste”, sorridete e rispondete:

“Perfetto, allora ci vediamo al prossimo Natale, che tanto il tempo vola!”.

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