Il fascino ingannatore dei divulgatori: quando il Sapere diventa un Gioco di Illusionismo
C’è una categoria di divulgatori che ha perfezionato un’arte molto particolare: quella di mescolare concetti presi da diverse discipline e farli passare per idee originali, uniche, persino rivoluzionarie. Questi personaggi sanno come combinare psicologia, filosofia, economia e scienza in una salsa che appare nuova e stimolante, ma che, in realtà, non è altro che un rimescolamento ben confezionato di nozioni altrui. A prima vista, sembrano geni poliedrici, capaci di trovare connessioni dove nessuno le vede, ma alla fine il loro messaggio resta privo di sostanza autentica.
Il problema più grande non è tanto la loro abilità nel riciclare concetti, quanto l’atteggiamento di superiorità che spesso sviluppano. Sfruttando la loro capacità di incantare il pubblico con teorie apparentemente complesse, questi divulgatori finiscono per sentirsi invincibili. Si presentano come detentori di una verità che solo loro, grazie alla loro “profonda comprensione”, sono in grado di vedere e svelare. Si ergono su un piedistallo di sapere confezionato, con l’arroganza di chi si sente al di sopra di tutti, ma la loro sicurezza è solo una facciata.
Dietro questa maschera di potere e competenza, si nasconde una realtà molto più fragile: sono codardi. Questi divulgatori non sono pionieri del pensiero, non hanno il coraggio di deviare dal pensiero dominante o di proporre davvero qualcosa di radicale. Sono perfettamente allineati a ciò che è sicuro e accettabile, pronti a ritrattare o tradire le loro stesse idee quando la situazione lo richiede, pur di preservare il proprio status. La loro forza apparente non è altro che una facciata, costruita su un’abilità di comunicazione che nasconde la mancanza di autentico contributo intellettuale.
E così, mentre si spacciano per voci fuori dal coro, pronti a “rivoluzionare” il pensiero del pubblico, sono in realtà solo parte di un sistema che li premia per la loro conformità. Alla fine, il loro obiettivo non è quello di stimolare un vero cambiamento, ma di mantenere il pubblico nella loro orbita, attirando consensi, clic e, naturalmente, soldi.
In un mondo dove l’apparenza conta più della sostanza, questi divulgatori sono maestri nel far sembrare nuove le idee più vecchie. Manipolano l’insicurezza di chi li segue, promettendo soluzioni e risposte definitive, mentre dietro l’apparente complessità delle loro teorie non c’è altro che un’abilità commerciale ben calibrata. Resta solo da chiedersi: fino a che punto siamo disposti a lasciarci affascinare da chi non cerca altro che vendere una verità già confezionata, camuffata da illuminazione?
Essere informati significa essere critici, e questo è il potere che ci permette di smascherare chi, dietro alla pretesa di offrirci nuove chiavi di lettura, non fa altro che vendere illusioni.
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